Fare il sindaco è per pensionati

Questa mattina mi sono ritrovata a leggere l’attenta analisi di La voce di Alba “Giovani & politica, l’età media di sindaci e assessori supera quella dei suoi abitanti”. Un confronto in relazione all’età media della popolazione piemontese con quella dei sindaci: “Salvo rare eccezioni, la maggior parte dei primi cittadini superano i 55 anni di età: diversi i centri guidati da over 70. Solo una decina i municipi con giunte composte da under 40”.

L’articolo tuttavia non va aldilà dei numeri e delle possibili cause di questa realtà. Io non sono sindaco, ma in quattro anni da Vicesindaco nel Comune di Limone Piemonte qualche idea sul perché sia tanto difficile per un giovane volersi approcciare a questo mondo me la sono fatta.

L’Italia purtroppo è un Paese in cui si deve sempre trovare un responsabile. Se cado e mi faccio male deve essere colpa di qualcuno. Non è la mia, anche se sono in ciabatte e la strada è ghiacciata. La strada non doveva essere ghiacciata. Ora sto estremizzando ovviamente, ma la dura realtà è che dal momento in cui diventi sindaco, la lista di responsabilità a cui devi far fronte è infinita: strade, piazze, vie, tetti, alberi, eventi, persone, sanità, scuole, edifici, prevenzione, soccorso, vigilanza, controllo ecc…per riuscire a leggere e conoscere ogni singolo testo, rimando, regolamento e faldone in genere, ci vorrebbe un mandato a sé. E anche a patto di conoscere lo scibile umano, l’errore è sempre dietro l’angolo. Su questo intervengono i tecnici, la cui presenza però non è poi così sicura. Ci sono Comuni in cui il segretario comunale è previsto per un paio di ore alla settimana. E concorsi che vanno perennemente a vuoto. Conosco sindaci senza nemmeno un dipendente fisso, che il primo giorno di carica non sapevano nemmeno a chi chiedere la chiave del Comune e dove si accendesse la luce.

E qui subentra il secondo fattore che a mio giudizio incide maggiormente sull’età media dei sindaci: il tempo .Parlando per me, se dovessi svolgere il mio incarico da Vicesindaco e assessore al turismo in maniera ottimale, ovvero formandomi, studiando strategie turistiche, analizzando dati, partecipando a bandi, organizzando eventi, riunioni, incontri, lezioni, videoconference, presenziando a messe, celebrazioni, anniversari, mercati, stringendo rapporti strategici ecc, forse sì, con un impiego 7/7 h 24 riuscirei a farcela. Purtroppo però il mio compenso da Vicesindaco non mi permette di impiegare il mio tempo in via esclusiva all’amministrazione, e il tempo che gli dedico non è che quello ritagliato dalla mia vita professionale e privata.

Vorrei veramente riuscire a fare di più e meglio, magari in maniera professionale, ma non posso. E siccome c’è ancora il retaggio del “magna magna” voglio snocciolare le cifre della mia indennità da Vicesindaco per un Comune al di sotto dei 3000 abitanti, senza giudicare se sia esso poco o tanto: al netto delle ritenute € 212 mensili dal 2019 al 2021, € 296 nel 2022 e €313 dal 2023 per un aumento dovuto alla legge 234 in virtù del fatto che il PNRR avrebbe gravato molto sui Comuni. Ripeto, con questo non voglio giudicare se tale indennità sia poco o troppo, voglio solo metterlo in relazione al tempo che un giovane può effettivamente dedicare alla cosa pubblica a fronte di spese quali mutuo, bollette e cibo.

Ovviamente il compenso da sindaco è ben diverso, circa il quadruplo, ma a fronte di un impegno che diventa veramente h24, 7/7. Il ché implica, nel caso di un giovane con una propria azienda o un lavoro da libero professionista, l’abbandono o quasi del proprio business, con il rischio di uscire da 5 anni di mandato senza un lavoro, con un’azienda in rovina se non già chiusa, sempre sperando di non essere stato rovinato da spese legali durante il proprio incarico. Nel caso di un impiegato pubblico, l’indennità è dimezzata, ma anche le ore di permesso che si possono dedicare al proprio incarico sono meticolosamente contate, e non bastano sicuramente a svolgere un sempre più gravoso impegno quale fare il Sindaco.

Tutto ciò premesso porta al mio titolo, volutamente provocatorio. A fronte di responsabilità e di tempo, fare il Sindaco in Italia ad oggi è prerogativa di pochi fortunati (sia perché ci sono arrivati, sia in termini economici) pensionati.

Ma quindi sconsiglierei ad un giovane di fare il primo cittadino? Dipende. A prescindere dal fatto che prima di farlo, chiunque dovrebbe pensarci non una, non due, ma almeno un centinaio di volte, se lo si vuol fare per la gloria o per motivi economici, allora lo sconsiglierei, non sono motivazioni abbastanza validi per resistere a cinque anni di mandato. Ma quindi chi te lo fa fare? Per quanto mi riguarda, uno dei motivi che mi spinge a resistere e a combattere contro i mulini a vento della burocrazia italiana, è l’amore e la passione per il proprio territorio. Se non c’è quello, sconsiglierei a chiunque di farlo. L’ammontare di frustrazione e di sagrin, come si dice dalle mie parti, può essere solo superato se si crede in qualcosa. Chiara in testa deve essere l’immagine del proprio Paese così come dovrebbe essere, che non vuol dire perfetto, ma bello, funzionale, e chissà magari un giorno anche giovane

😉

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